martedì 28 aprile 2015

Alle dame del castello... (estratto da Viva gli sposi!)

Per il resto a MilanoSposi c'è tutto quello che uno si aspetta di trovare, dagli abiti

(Giallo fluo? Giallo FLUO? GIALLO FLUO? Giallo fluo)

alle auto d'epoca



senza dimenticare le affascinanti carrozze.


Ampia è anche l'offerta di servizi fotografici e video


con anche delle citazioni che lèvati1.


La fuffa ovviamente si spreca.



D’altra parte



Anche la scelta della location è una decisione impegnativa



al punto che vengono organizzati dei veri e propri open day.


L’offerta di castelli, fra l’altro, è molto alta. Sarà perché


(Anche se, mi spiace, è più forte di me, devo ammettere che il mio pensiero va sempre a questo)



I castelli vengono presentati con numerose foto e dovizia di particolari.

(Magari io ‘sto fatto della stalla non l’avrei detto. Caratteristico e tutto, eh, ma mi sembra che rovini un po’)

Molto variegata è anche l’offerta che riguarda il pranzoe che vede, fra i vari piatti, turbanti di branzino, abbracci di gamberi, barchette di cozze, sorprese di brie, petali di manzo, trionfi di frutta e via dicendo.


Un capitolo a parte è costituito dall’intrattenimento musicale, che spazia dal classico


al moderno


(Credo che “microfoni wireless” costituisca la unique selling proposition)

Non mancano servizi esclusivi e raffinati come quello della



che cuce le melodie proprio su misura


(L'antipatia che provo per questo genere di cose ascrivibili alla “fighetteria milanese”, queste espressioni di raffinatezza posticcia, questa saga del “vorrei ma non posso ma come vedi posso”, è semplicemente indescrivibile)


(Che poi, dopo aver sentito la loro versione di “Can’t help falling in love”, mi sono convinto che il nome giusto dovrebbe essere “Sartoria cinese della musica”)

o dell’elegante ensemble dei Black & White.


(Intrattenimento musicale “a tratti coinvolgente” dovrebbe diventare il nuovo punto di riferimento delle cose da NON scrivere)

Per fortuna ci sono ancora dei cantanti popolari, come Marco Peruch



specializzato in



o l’istrionico cantante, deejay, sassofonista, intrattenitore, che risponde al nome di Victor.


(Nome d’arte: Victor Music)

Per chiudere, il viaggio di nozze


(Qui non ho capito se l’umorismo fosse volontario o meno, probabilmente no)

con tante tante offerte da non lasciarsi scappare.


(Il massaggio rilassante gratuito per la sposa, in regalo col viaggio di mille mila euro, è una cosa veramente stracciona. Manca solo il “cocktail di benvenuto”)


1) Non dico che Il Piccolo Principe andrebbe messo fuori legge, ma bisognerebbe almeno regolamentarne le citazioni, mettendo una tassa o un fermo biologico o qualcosa del genere.

2) Che è un po’ il fulcro del mood aspirazionale che pervade la maggior parte dei matrimoni. Il piatto di riferimento (per quanto oggi un po’ scomparso dai menù, che si sono fatti più raffinati) è rappresentato dal risotto allo champagne, anzi, “risottino” allo champagne.


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giovedì 12 marzo 2015

Donne e mortori (estratto da Motorsciò)

Va bene che per evitare la ressa sono venuto in un giorno infrasettimanale, e va pure bene che essendo la prima volta che vengo non ho termini di paragone, ma di gente ce n’è davvero poca e su tutto regna un alone di tristezza un po’ nostalgica. Di quell’atmosfera pazzeschissima di donne e motori (sempre condita da musica dance ossessiva a volume tsunami) che nell’immaginario collettivo è associata al Motor Show, e che uno appunto si aspetterebbe di trovare, non c’è traccia. 

Le ragazze ci sono, sì, ma non è che brillino proprio per entusiasmo. Si appoggiano svogliate alle carrozzerie


si concedono senza afflato per le fotine di rito


e appena possono si mettono a spippolare sui social in modalità “Prova a rompermi i coglioni ADESSO”


o si appartano per rassicurare telefonicamente i fidanzati in pensiero.


In realtà, non ci vuole molto a capire che il target principale del Motor Show sono gli adolescenti sovrappeso con pettinature da denuncia e problemi di acne



che vedono l’automobile come una sorta di indispensabile visto d’ingresso per l’esotico Paese della Figa.

Si tratta di una fase in cui, più o meno, ogni maschio occidentale si trova a un certo punto della propria esistenza a transitare. E in seguito se ne allontana.

A essere onesti le automobili, tolto l’aspetto sportivo


e quello squisitamente estetico


con la loro tecnologia ormai vecchia di quasi centocinquant’anni


sono quanto di più noioso si possa trovare sulla faccia della Terra.


(Superate forse solo dagli spremiagrumi)

Certo, non si può negare che la visione di una Ferrari o di una Lamborghini faccia sempre un certo effetto


però alla fine si tratta comunque di quella roba lì. Bella bellissima meravigliosa. Venti secondi poi ciao.

Così al Motor Show trovo delle automobili antiche



e poi delle altre automobili sempre antiche ma un po’ meno

(Le automobili antiche, si sa, vanno spolverate)

e poi delle automobili moderne


e poi delle altre automobili moderne di tutti i colori tipo giallo


e poi anche delle automobili di Formula 1


e alla fine inaspettatamente persino delle moto


con la gente che non solo si fa fotografare accanto


ma si spara anche dei selfie tipo quelli coi VIP.

(Il pollice su sembra essere una costante di questo genere di foto)

E non ci sono solo le moto moderne, ci sono pure quelle antiche.


Insomma, tante tante auto e tante moto che uno non si aspetterebbe di trovarne così tante.

D’altra parte, cosa vuoi fare di diverso al Motor Show, partecipare a dei convegni?



Per fortuna, intorno alle automobili gira tutto un mondo.


(Comodi erano comodi, ma cosa c’entravano? Boh)


(E questo depliant? Deve essere figlio di un ragionamento tipo “Visto che andiamo, tiriamolo su, non si sa mai”)

Soprattutto nel padiglione denominato “Vintage & Spettacolo”.


Nel quale, ovviamente, l’immaginario di riferimento sono i soliti anni ’50.

Qui la creatività impazza


dalla poltrona costruita con un bidone di olio lubrificante

(“Modello depositato”, giustamente, perché è proprio una di quelle cose che non si sono viste mai)

alle borse ecososticazzi realizzate con i sacchetti di caffè.


Senza dimenticare i foulard a tema.


Per fortuna c’è anche una bellissima macchinetta vintage per fototessere


così ne approfitto per farmi dei selfie come si facevano una volta.


(Tanto per dire quanto siamo cambiati rispetto a “una volta”, per lo sviluppo delle foto ho dovuto aspettare quattro minuti e mi è sembrato un tempo talmente infinito che a un certo punto avrei voluto prendere a testate la macchinetta)

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