lunedì 26 gennaio 2015

L'uomo è cacciatore (e scrittore) - (estratto da MondoCaccia MondoPesca)

Accanto al fenomeno dei prodotti "visti in TV", c’è quello dei libri, dei tanti libri in vendita. Niente di strano, si potrebbe obiettare, esistono libri su ogni argomento, ce ne saranno anche sulla caccia e sulla pesca. Giustissimo. La cosa curiosa è che questi libri sembrano tutti provenire da librerie o cantine in cui sono rimasti segregati per almeno trent’anni (se non quaranta o cinquanta).


(Alcuni sono ancora belli incellofanati come il giorno che sono usciti dalla tipografia. Tipo questo magnifico esemplare de L’allevamento della trota, edizioni Edagricole, 1966. Chissà quante fiere avrà visto nel suo mezzo secolo di vita. E se nessuno l’ha comperato in tutti questi anni – considerando anche che, come in ogni settore, le cose saranno cambiate e anche nel campo dell’allevamento della trota qualche innovazione ci sarà pur stata – quanto rara può essere l’eventualità che qualcuno lo compri oggi¹, nel 2014, alla fiera MondoPesca di Carrara? Al confronto, la scoperta di forme di vita aliena entro dieci anni viene data alla pari)


(Passi anche per Caccia col fucile – alcuni principi di base, immagino, saranno validi ancora oggi – ma l’Agenda Cacciatore 1971 chi minchia se la compra?²)

(Stesso discorso di cui sopra)

In ogni caso, ci sono anche volumi capaci di portare alla mia attenzione quesiti filosofico esistenziali che fino a oggi, sinceramente, non avevo mai considerato.


In più, come dappertutto, non mancano gli aspiranti scrittori (a.k.a. scrittori a pagamento).



D’altra parte, se esistono gli avvocati romanzieri e le infermiere poetesse, perché non possono esistere i cacciatori scrittori? Con tutte le belle storie, poi, che la caccia avrà sicuramente da offrire?



Ecco quindi, ad esempio, la bella trilogia di Renato Musumeci, che ripercorre l’intera parabola del Musumeci cacciatore dalla giovane età



alla maturità



fino ad arrivare al pensionamento.



O le opere contraddistinte da un forte lirismo arcadico di Remigio “Remo” Venturini



che offre tutta una serie di sconti sui propri libri



che arrivano a includere anche l’omaggio di una copia della rivista Safari oppure, volendo, un dipinto (chissà se dello stesso Venturini).




1) A meno che non ci sia qualcuno che dice “No, basta con tutte queste tecniche moderne, io la trota la voglio allevare come si faceva negli anni ’60”. Il che, voglio dire, è anche plausibile. Ormai non mi stupisco più di niente.

2) Anche qui, a non sapere, uno rischia di fare delle figurette. Perché magari esiste tutto un settore di collezionismo di Agende Cacciatore che vengono contese a suon di centinaia di euro e io non lo so. Magari quella del 1971 è la più rara di tutte, tipo il Gronchi Rosa delle Agende Cacciatore, e l’ultima la si è vista in vendita a un raduno a Moncalieri nel ’96 (è andata via per 13mila euro). Per cui, mentre io mi sto facendo beffe di una cosa del genere, la storia del collezionismo di riviste in Italia viene riscritta. Anche se alla fine no, penso che sia una cagata che non si compra nessuno. Morta lì.


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