giovedì 25 settembre 2014

Spiagge (estratto da Gli Oscar del cabaret)


L’Hotel Garden si presenta subito come una struttura alberghiera scevra da ogni futile modernità.

(Scordatevi le tessere magnetiche o i futuribili sistemi contactless, questa potrebbe essere la porta di casa vostra, anzi, della vostra camera da letto)

L’hotel affaccia su due lati: vista mare e vista retro. Io purtroppo non sono fortunato e rimedio la vista palazzina.

(Dal filo sbrindellato con mollette alla sedia in plastica, tutto fa molto balcone di casa)

Non c’è il frigo bar (inutile lusso, anche perché immagino che la clientela dell’Hotel Garden la bottiglietta di minerale a due euro non se la compri) ma c’è il televisore, un residuato bellico a tubo catodico di pollici quindici.

(Va bene che uno al mare la televisione non la guarda, ma se dovesse venirgli la tentazione, rischierebbe di spezzarsi un paio di vertebre cervicali)

Esco per mangiare qualcosa e mi imbatto in alcuni curiosi esercizi commerciali, come la rosticceria col nome che fa venire in mente tutto tranne che il cibo.


(A conferma, ho fatto una ricerca su Google. Sono usciti: caldaie e riscaldamento; periti, danni, infortunistica stradale; agenzie immobiliari; cooperative per assemblaggio, imballaggio, confezionamento; uffici anagrafe; imprese di pulizie; servizi informatici; amministrazioni condominiali. Nessun supplì.)

O la gelateria Mister Nico Supergusto, con un personaggio che somiglia a Superciuk di Alan Ford.


O il bar chiuso fallito


coi cartelli da geni del marketing.


(Ora, a parte che la trippa non è esattamente un piatto estivo e/o tipico della riviera romagnola e che scriverlo così in grande già indica la tua visione rispetto all’argomento “gestione di un bar a Igea Marina”, sorvolando pure sulla tristissima luminaria natalizia, ma si scrive piadine “precotte”? Ma non lo scrivere, ti pare? – la qual cosa mi fa venire in mente quella volta in cui in un ristorante, nella lista declinata a voce, uno dei dolci mi venne presentato come “dolciastro”, non aggiungo altro.)



(In realtà, come scoprirò alla sera, il bar chiuso fallito era solo chiuso. Perché giustamente, ad agosto, non è che uno si può sbattere ad aprire il bar a mezzogiorno. E poi la trippa è più un piatto serale.)

In generale, la situazione della stagione turistica non sembra promettere molto bene.


Camminando nei pressi del porticciolo, scopro che l’espressione “d’estate ti affittano anche i garage”


va presa in senso letterale.

(Giustamente ce lo scrivono, altrimenti uno potrebbe pensare che si tratti del magazzino dell’alimentari accanto. O della casa del conte Mascetti)

Il Galà delle premiazioni dello Sganassau si tiene al Polo Est, una zona di spiaggia situata alla destra della foce del fiume Uso.

Mi reco nei paraggi e finalmente mi imbatto nel primo manifesto.


Peccato che si trovi a 50 metri dall’ingresso.


Visto che manca qualche ora all’inizio, decido di andare a farmi un giro sul lungomare.

Qui scopro che tra i numerosi servizi offerti dagli stabilimenti balneari


viene sempre citato l’innovativo 


anche nella versione cutting edge technology


Per non parlare poi del futuribile

(Che sarebbe il megafono a tutta spiaggia dove gracchiano quelle cose tipo “Si è perso un bambino col costumino azzurro”.)

Camminando camminando, arrivo al Bagno Lido 72


che offre l’originale


Mi avvicino per capire meglio come funziona


e mi rendo conto che si tratta di una specie di lager.

(Eh, non so, i boxini con la rete come li vuoi chiamare? Che poi non ho neanche capito come si faccia a entrare, penso che si debba scavalcare)

Di fronte agli stabilimenti balneari, si trova quel genere di negozi che vende un po’ di tutto. Una buona parte è ormai gestita da stranieri, soprattutto cinesi. Tanto che qualcuno ha pensato bene di rimarcare il fatto.

(Razzismo a parte, che senso ha? Visto che il 99% dei prodotti che vendi viene sicuramente dal sud-est asiatico. Se vuoi fare l'autarchia, falla bene)

A stupirmi è anche la vasta offerta di cartoline


soprattutto di quelle “spiritose”


o sessualmente ammiccanti.

(Mi domando Ma qualcuno le compra?. Ma soprattutto Le spedisce?. Evidentemente sì. Anche se potrebbero essere stock avanzati dal ’92)

Poco più in là sono preda di un cortocircuito linguistico


e mi vedo costretto a fare una seria riflessione sui nefasti effetti della “Milano da bere” sulla provincia italiana. Come l’uso smodato e ingiustificato dei diminutivi


o dei giochi di parole.


Alla fine, visto che si son fatte le sette, dopo aver toccato con mano la penetrazione delle nuove tecnologie in un campo sempre attento all’innovazione come quello delle t-shirt,


decido di tornare verso il Polo Est per vedere a che punto sono.


L’allestimento è completato, anche se scopro che più della metà dei posti a sedere sono inaccessibili per i comuni mortali.


Sulla strada c’è un po’ di trambusto per via di una sfilata di Ferrari organizzata sempre da quelli dello Sganassau.

(Belle le Ferrari, vrum vrum – infatti tutti le fotografano – però dopo un minuto e mezzo si può anche andar via)

Per fortuna il servizio di sicurezza è garantito dalle

(Cioè della gente vestita con fantasie militari super tattiche e delle palette infilate a caso negli stivali)

Alla fine, su una Ferrari giallo canarino, fa la sua apparizione Jo Squillo.

(Sempre trasgressiva Jo. Che sa essere sì fashion, ma anche un po’ ribelle)

Insomma, è davvero tutto pronto.


Per cui decido di andare anch'io a prepararmi.

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