mercoledì 10 dicembre 2014

Il piacere di saperlo! (estratto da Very slow food)

Come in tutte le fiere, anche al Salone Internazionale del Gusto le curiosità non mancano. 


A partire dal serial food, ovvero quei filoni che a un certo punto conoscono un’insperata fortuna e vengono quindi sfruttati a più non posso. Come nel caso del pesto


dove alla classica ricetta col basilico si sono ormai affiancate le versioni pistacchio, rucola, melanzane, asparagi, zucchine, peperoni, carciofi, broccoli, barbabietola, cime di rapa, menta e probabilmente qualche altra che ora mi sfugge.

Anche il successo del limoncello ha fatto nascere numerosi cloni


come Ciocconcello, Meloncello, Fragoncello, Pistacchioncello, Cerasello, Mandarincello, Arancello, Cedrello, Pompelmello, Agrumello, fino ad arrivare all’ultima strabiliante novità: il Viagroncello.

(C’è dentro il Viagra? No, c’è l’Anice. Ma più o meno è la stessa cosa)

Per combattere questa dilagante -cello mania, in Sardegna (non potendo fare il mirtoncello) hanno deciso di riciclare il loro famoso liquore in chiave aperitivistica.

(Eya, Eya, Eccaallà!)

Sempre in tema alcolico, una segnalazione d’obbligo per il vino di ciliegie.

(Non sarò certo io a tarpare le ali alla brillante creatività dei giovani imprenditori del nostro Paese, però vorrei ricordare che il vino si fa da migliaia di anni con l’uva. Migliaia. E tu ti svegli una mattina e pensi “Però le ciliegie…”. Migliaia. E tu le ciliegie)

Il vero fenomeno di questo Salone sembrano essere i birrifici artigianali.

(Unique selling proposition)

Infatti ce ne sono così tanti, ma così tanti 


che mi viene da pensare che il rapporto birrifici artigianali/visitatori debba essere tipo 1 a 10.


Dieci birrifici per ogni visitatore.

(Quanto ci piace! Labbirra)

Non bastasse la birra, ci sono i suoi derivati.




Alcuni dei quali abbastanza bizzarri, se non proprio inquietanti, come la

(“Buongiorno amore, mi passi il burro e la birra che li spalmo sul pane?”)

Fra le grandi innovazioni bisogna annoverare anche il

(Sai che ti manda tanti saluti? Il tuo colesterolo)

e la

(Io l’ho presa oppio e MDMA ma ero tentato anche da quella al Krokodil)

Una menzione speciale per la linea

(Attenti che c’è il gioco di parole)

sviluppata dalla Argotec nello Space Food Lab di Torino.

(“L’esperienza unica del cooking on orbit”, “piatti con una shelf-life”, ma vacagare)

La linea include stuzzicanti proposte come il pollo secco senza sale


il guacamole biologico da sniffare


e lo smoothie che ti raschia il palato.

(Giustamente, devono essersi chiesti, perché lasciare solo agli astronauti il piacere di mangiare questa merda?)

Inoltre la Argotec ha progettato, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana e la Lavazza, una macchina per espresso da installare sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) chiamandola (attenti che c’è un altro gioco di parole) ISSpresso.

(No, non è la Stazione Spaziale, è solo la macchinetta. Verrebbe da dire “Però non è che uno va nello spazio per bersi i caffettini. Porta pazienza che poi quando torni te ne fai 35 di seguito”)

Tutto questo per quale motivo?


Ok. Facciamoci riconoscere anche nello spazio.

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1 commento:

  1. alberto forni è un cronista delizioso. adoro questi suoi reportages.

    anna albano

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