lunedì 15 dicembre 2014

Slow food chain (estratto da Very slow food)

Bisogna dire che l’idea di pagare per vedere degli stand in cui si vendono dei prodotti alimentari non è proprio del tutto logica, ma vabbè, funziona in questo modo per tutte le fiere: per i libri e per le auto e per i casalinghi. In ogni caso, i venti euro richiesti per entrare non sono proprio pochi.

Così, se da una parte, per incentivare le vendite, i produttori offrono assaggi e assaggini


dall'altra, i visitatori si sentono legittimati a prendere d’assalto qualunque cosa appaia vagamente commestibile.


(Ci metto un po’ a capirlo, ma dietro a questa famelica aggressività non c’è solo il desiderio di svoltare un pranzo o ammortizzare il biglietto d’ingresso. Dietro a questa travolgente rapacità c’è la quotidiana lotta per la sopravvivenza portata avanti dall’uomo fin dagli albori; c’è un patrimonio genetico che grida vendetta per millenni di scarsità alimentare. Non basteranno certo cinquant’anni di apparente prosperità per cambiare di colpo tutto questo. Perché qui, quello che si cerca di eliminare non è tanto la fame in sé, quanto il suo stesso concetto.)

L’importante è che si tratti di roba gratis.

(Sarà anche per questo che lo stand Autogrill era praticamente deserto, mai visto un tale vuoto durante una fiera)

Il problema è che siccome i produttori non possono permettersi di sfamare 220mila persone, gli assaggini vanno un po’ a ondate e bisogna sviluppare delle sofisticate tattiche di appostamento per non finire alla svelta in fondo alla catena alimentare.

Non appena in uno stand appare del “cibo”, infatti, si forma velocemente una coda. E molto prima che la coda venga smaltita, il cibo è finito. Quindi, o uno riesce a immettersi all’interno del flusso entro i primi 20/30 secondi, oppure rimane all’asciutto. 

Alla terza coda in cui finisco per trovarmi di fronte a piattini e taglieri vuoti, capisco che è necessario muoversi con un certo anticipo, individuare chi sta preparando formaggi o salumi per offrirli al pubblico e stazionare con fare circospetto nei pressi dello stand in questione, magari facendo la faccia di chi stia soppesando questioni filosofiche importantissime o cercando di rammentare qualcosa di fondamentale. 

Un’altra astuzia importante è quella di essere già dotati in proprio dell’indispensabile stuzzicadenti, per non perdere tempo in quelle che a volte rischiano di diventare delle vere e proprie “code nella coda”.


In ogni caso, per non morire proprio di fame, ci si può sempre dirigere nella zona degli olii, dove è abbastanza facile rimediare almeno dei crostini.


(Snobbati un po’ da tutti, anche perché costituivano l’alimento base di coloro che erano finiti in fondo alla catena alimentare del Salone)

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