giovedì 4 dicembre 2014

Scusate il ritardo. Il report del Salone del Gusto sta arrivando!!



(Apro parentesi. L’idea di base di Slow Food – trasformatasi nel tempo da radical chic a popular chic – è buona, brava e bella e non è possibile in alcun modo sostenere il contrario. Però a me sta sul cazzo. Da sempre. Chiaramente, essendo un’idea buona, brava e bella, il problema è mio. Lo so. Il fatto è che a me tutta questa esclusività – soprattutto quando rivolta a un pubblico superiore alle venti persone – tutta questa ricercatezza, tutta questa nostalgia, risulta falsa e stucchevole. Non me ne frega niente degli “antichi sapori”, dei “vecchi mestieri”, delle “tradizioni che vanno scomparendo”, pace, scompaiano pure, fa parte della natura delle cose, anche a me piacerebbe non scomparire mai e invece. Non condivido questa idea del passato come luogo magico a cui aspirare e non sono per nulla convinto che una volta si mangiasse meglio – può anche darsi che il cibo fosse più genuino, tesi comunque discutibile, ma vuoi mettere la noia, la scarsità, la mancanza di varietà e di offerta? Andateci voi a fare la spesa negli anni ’50, quando “grande distribuzione” e “industria alimentare” erano ancora concetti piuttosto vaghi. Divertitevi. E non dimenticate di mandare una cartolina. Certo, mangiare bene piace anche a me – a chi non piace? – e sono sempre più convinto dell’importanza di nutrirsi in modo sano ed equilibrato, però, a conti fatti, e senza neppure risalire ai tempi dei Romani, se l’aspettativa di vita nel 1930 era inferiore ai 60 anni e oggi arriva quasi a 80, tutta questa idea di fondo del progresso cattivo che ci sta uccidendo è un po’, come dire, una cazzata, no? Senza contare che la sola idea di “slow” è capace di farmi venire il nervoso. Fast, io voglio fast, io voglio un nuovo Futurismo, io voglio Faster, Pussycat! Kill! Kill!)

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